Panorama delle scie luminose delle auto, Passo Maloja, Svizzera

Storie di NiSi – Intervista a Roberto Sysa Moiola

Introduzione

In questa sezione NiSi Italia da voce ai fotografi che ogni giorno vivono appieno l’esperienza fotografica condividendo con noi incredibili immagini da ogni parte del mondo.

Oggi è Roberto Sysa Moiola a concederci un po’ del suo tempo.

Roberto è un fotografo paesaggista professionista, fondatore e socio dell’agenzia fotografica ClickAlps, docente della ClickAlps School e Fotografo NiSi Italia.

I suoi lavori fotografici ci fanno sognare con immagini da tutto il mondo, con la bandiera piazzata in particolare tra le Alpi e i paesi nordici. Ma non perdiamo altro tempo, e passiamo alle domande.

Ciao Roberto! Grazie per aver accettato il nostro invito! Facci subito salire un po’ di invidia: dove ti trovi in questo momento?

Ciao, grazie a voi per lo spazio dedicato! Può sembrare strano ma mi trovo in una meta esotica… Mauritius 🙂

Partiamo dal classico: come ti sei avvicinato alla fotografia? E quando hai capito che era qualcosa più di un semplice hobby?

La mia passione per la fotografia è nata più di 20 anni fa, camminando su e giù per le montagne attorno a casa. Presto mi è venuto l’istinto di voler catturare i paesaggi che incontravo e allora mi iscrissi ad un corso e poi comprai la mia prima reflex, a pellicola. Ma in quegli anni il digitale appariva sul mercato e, data la mia forte passione per il computer, il passaggio fu breve. Da lì in poi fu tutta una escalation di episodi che mi hanno portato a fare della fotografia un lavoro.

La scelta di viaggiare per raccontare una storia è una delle cose che mi affascina di più del mio lavoro.

Ma il segreto è chiaramente nel fatto che tutt’oggi la considero una passione, per questo ho presto abbandonato generi che non mi appartenevano (come eventi o matrimoni). Questo non significa che mi dedico solo al landscape.. difatti, forse animato dalla voglia di sperimentare, mi sono avvicinato anche ad altri generi, come il food, che preferisco fotografare che mangiare. Questa curiosità e ricerca mi hanno dato un’ulteriore spinta verso il reportage e aperto le porte verso l’offerta di servizi completi, a clienti e riviste.

La scelta di viaggiare per raccontare una storia è una delle cose che mi affascina di più del mio lavoro.

Molti ti hanno conosciuto grazie ai tuoi splendidi scatti in montagna. È nato prima il tuo amore per la montagna o per la fotografia?

Sicuramente la montagna, che tuttora mi attira fortemente, ma che cerco sempre più spesso di cogliere in momenti particolari. Mi piace provare a scattare qualcosa di unico, ricercando quelle situazioni più intime che offre la natura, ma questo ti porta a mettere davanti la fotografia e non la montagna. È come se i ruoli oggi si fossero invertiti.

C’è uno scatto in montagna a cui sei particolarmente legato? se si, quale e perchè?

Ci sono molti scatti che rappresentano la mia visione di fare fotografia, non uno in particolare. In quegli scatti si percepisce il planning e la ricerca, ma soprattutto successi e fallimenti. Molti di questi scatti diventano virali, è inevitabile quando uno scatto attira l’attenzione di più persone. Io stesso mi faccio incuriosire da immagini particolari, è normale. Ma credo che una volta individuata una possibilità si debba essere artisti andando ad aggiungere la propria tecnica, la propria esperienza e le proprie idee.

Con l’aumentare degli appassionati di fotografia, unitamente agli strumenti di condivisone, si assiste invece sempre più spesso a stancanti ripetizioni.

Mi piace seguire artisti capaci ogni giorno di dimostrare che la fotografia non è in stallo e che si può andare oltre alle solite formule stilistiche ormai vuote.

Come è nata invece ClickAlps? E cosa rappresenta oggi per te questa realtà fotografica?

Clickalps è nata dieci anni fa da un gruppo di amici che hanno voluto in primis accomunare i propri archivi per scopi d’agenzia. A questo si aggiunse il settore school per mettere a disposizione la propria conoscenza ed insegnare la fotografia.

Erano chiaramente altri tempi, oggi il tutto è ben più diffuso e competitivo. Ci siamo quindi dati un target basato sulla qualità, che si sa, alla lunga ripaga sempre.

Oggi Clickalps è una delle agenzie fotografiche più importanti d’Italia e collabora con tutte le agenzie più importanti al mondo.

Da quando hai iniziato a oggi, la fotografia di paesaggio è cambiata molto secondo te? Qual è l’aspetto più difficile di essere un fotografo di paesaggio al giorno d’oggi?

Il fotografo di paesaggio non si può considerare un lavoro, i prezzi dei servizi e delle immagini sono crollati. Bisogna essere per forza multitasking. Vendere immagini, offrire servizi, insegnare fotografia e lavorare con il giusto approccio sui social.

Questo è un mercato molto lento, bisogna avere pazienza senza mai farsi prendere dallo sconforto. Non puoi programmare la vendita di una foto, le belle sorprese ti colpiscono come un fulmine a ciel sereno.

Riguardo invece alla tua tecnica fotografica, qual è il tuo approccio sul campo e poi in post produzione?

Come dicevo prima amo programmare le mie uscite in maniera calcolata. Il planning vale molto e mi affascina come una sfida. Ma serve anche la parte romantica per non perdere il vero motivo per cui si fa fotografia: stare a contatto con la natura.

Le mie immagini nascono sul campo, l’editing è importante ma senza una situazione e una composizione interessanti non si può eccellere. Una cosa che amo è seguire il mio istinto, trovo fuori luogo dover usare per forza un effetto solo perché in voga al momento.

L’Orton o il Dark per esempio li apprezzo, ammiro molto gli artisti che ricercano le giuste situazioni a cui applicarli. Ma non per questo deve diventare un obbligo per me.

Le mie immagini nascono sul campo, l’editing è importante ma senza una situazione e una composizione interessanti non si può eccellere.

Quando hai sentito l’esigenza di utilizzare dei filtri fotografici? perchè hai scelto NiSi come brand di riferimento?

Sono dieci anni che faccio uso dei filtri, li trovo prima di tutto avvincenti. Da alcuni anni sono passato a NiSi e sono certo di aver fatto la scelta giusta. Ho usato altre marche in passato e questo forse non è un errore, anzi, mi è servito molto il confronto e mi ha permesso di crescere in un percorso di qualità. Si deve sempre puntare a migliorare, che sia una tecnica o un’attrezzatura.

Nel tuo recenti viaggi nell’Artico, quanto i filtri NiSi sono stati determinanti per realizzare le immagini che avevi in mente?

Senza i filtri devo ammettere che mi mancherebbe il braccio destro. Li uso nel 90% dei miei scatti, soprattutto i digradanti e il polarizzatore. A differenza di optare per le multi esposizioni con i filtri riesco a visualizzare in macchina la scena finale o comunque qualcosa che molto gli si avvicina. Limito così il tempo in editing e questo mi permette a sua volta di avere una produzione più ampia. Chi lavora con le agenzie sa bene che i numeri sono importanti.

Due sono le cose che mi hanno stupito di NiSi rispetto ad altri: la qualità ottica dei vetri che evitano ogni tipo di dominante, persino accoppiandone più di due. Sono da sempre un’amante dei colori e della luminosità nei miei scatti, era indispensabile che la realtà non fosse alterata dall’attrezzatura sbagliata.

Senza i filtri devo ammettere che mi mancherebbe il braccio destro. Li uso nel 90% dei miei scatti, soprattutto i digradanti e il polarizzatore.

E poi, fattore che ritengo favoloso, il rivestimento impermeabile che permette di far scivolare via eventuali gocce d’acqua, persino quella di mare. Grazie a questo risparmio moltissimo tempo e posso dedicarmi totalmente allo scatto. Provate a pensare al fastidio di dover togliere i guanti quando ti trovi a meno venti su una spiaggia sferzata dai venti… e perdere il momento di luce!

Quali sono i prodotti NiSi che normalmente utilizzi in campo? E qual è il tuo preferito?

Forse posso dire quello che uso meno, cioè l’ND1000. Tutti gli altri filtri in mio possesso li uso molto, sia singolarmente che accoppiandoli al bisogno. In particolare, il polarizzatore landscape è praticamente il mio fido compagno, che sia per enfatizzare un cielo o per gestire un riflesso. A questo aggiungo spesso un GND, quello che preferisco è il gradiente soft da 0,9 (3 Stop).

Scattando spesso in montagna è più limitato per me l’uso dei GND del tipo medium e hard.

Riguardo agli ND mi capita di usarli un po’ meno. In quel caso l’esposizione va solitamente sopra il minuto ma sono un po’ frenato dal fatto che Sony, fotocamera che uso da ormai due anni, pecca molto a livello di hotpixel sulle lunghe.

Chiudo spezzando una lancia a favore del filtro Natural Night. Viaggio spesso nelle città europee e sono affascinato dagli scatti all’ora blu con le prime luci che si accendono. L’uso di questo filtro conferisce alla scena una tonalità speciale oltre che, ovviamente, eliminare alcuni aspetti fastidiosi dell’inquinamento luminoso.

Che consiglio principale daresti ai fotografi che si stanno avvicinando oggi alla fotografia di paesaggio in un mondo ossessionato dalla condivisione e dai like?

Il mio consiglio è quello di trovare il proprio stile e lavorare molto su quello. Non si può pretendere di poter raggiungere ottimi risultati in ogni genere che ci affascina. Eviterei anche di correre inutilmente alla ricerca del risultato “subito”. Bisogna crescere per gradi, senza bruciare le tappe e acquisendo esperienza.

C’è qualcosa di magico nella fotografia, a volte la sera prima di dormire comincio a fantasticare, provo ad immaginare una fotografia che non esiste. Poi pian piano ci penso, ci studio, aspetto il momento giusto finché ci provo.

Finisco il sogno gioendo come un bambino quando riesco a realizzarla. Allora capisco che non è impossibile e viene il momento di fantasticare di nuovo.

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Il mio consiglio è quello di trovare il proprio stile e lavorare molto su quello.

Le scelte di Roberto

Qui di seguito una selezione dei prodotti NiSi più usati da Roberto in campo.

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