Quando scattiamo una fotografia di paesaggio, come sempre miriamo ad ottenere un’immagine nitida e ben definita. Esiste però un nemico invisibile che giocherà la sua partita contro di noi: stiamo parlando della diffrazione.
Cos’è la diffrazione
La diffrazione è un fenomeno fisico che influenza la propagazione delle onde quando esse incontrano un ostacolo, come ad esempio quando attraversano una piccola apertura. In sostanza, nel momento in cui un’onda attraversa un foro, la stessa devia il suo percorso tanto più quanto lunghezza d’onda si avvicina alla dimensione del foro stesso. Come può questo fenomeno fisico interessarci nel mondo della fotografia? La risposta è davvero semplice: la luce che attraversa il vostro obiettivo è un’onda, e il diaframma è un foro. Il risultato è che a luce a valle del diaframma non propagherà linearmente come prima dello stesso, e questo risulterà in una perdita di nitidezza dell’immagine.

La diffrazione e la profondità di campo
Nella fotografia di paesaggio uno dei nostri obiettivi è sempre quello di massimizzare la profondità di campo, e per farlo abbiamo imparato che tanto più chiudiamo il diaframma, tanto più la profondità di campo aumenta. Se la diffrazione non esistesse, senza dubbio per massimizzare la profondità di campo utilizzeremo diaframmi pari a f/22 o addirittura superiori. Purtroppo però come abbiamo appena scoperto, tanto più chiudiamo il diaframma tanto più ci avviciniamo alla lunghezza d’onda, di fatto aumentando il fenomeno di diffrazione e quindi di perdita di nitidezza nell’immagine.

Il diaframma ottimale
Qual’è dunque un buon compromesso tra diaframma e profondità di campo per non risentire troppo dell’effetto della diffrazione? Nella fotografia di paesaggio, un buon valore di riferimento per il diaframma è f/11. Questo particolare valore di diaframma risulta ottimale poiché se utilizzato assieme alla tecnica dell’iperfocale, garantisce utilizzando obiettivi grandangolari profondità di campo davvero elevate, senza risentire particolarmente dell’effetto negativo della diffrazione.

Questo non significa che valori superiori di diaframma non sono da utilizzare, ma vanno utilizzati solo quando serve davvero, come ad esempio quando abbiamo un primo piano davvero vicino e occorre estendere ulteriormente la profondità di campo, oppure quando le condizioni di luce sono troppo intense e abbiamo bisogno di recuperare uno stop chiudendo il diaframma. In ogni caso, è bene non superare mai il valore di diaframma pari a f/16, altrimenti l’effetto della diffrazione sarà troppo intenso e comprometteremmo probabilmente la qualità dell’immagine finale.

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